Le varie espressioni del Primitivo pugliese
Il Primitivo, protagonista ormai indiscusso della produzione vinicola pugliese, ha ancora tanto da scoprire sulle sue origini e provenienza. Non si hanno dati certi sull’epoca o sulle modalità del suo arrivo in Puglia, ma di certo si sa che le sue caratteristiche sono molto simili a quelle dello Zinfandel, vitigno europeo approdato in California, e del Plavac Mali, vitigno tipico di alcune zone della Croazia.
Sicuramente il primitivo, era già presente in Puglia al tempo dei Greci, quando il nettare di questo frutto fu subito identificato come “merum,” vino puro, in contrapposizione al più tradizionale “vinum,” che invece indicava il vino miscelato con acqua, miele, o altre sostanze aggiunte tanto da essere più dolce.
Il nome Primitivo viene attribuito al frutto stesso, grazie alla sua principale caratteristica, cioè la maturazione precoce rispetto a tutte le varietà a bacca rossa presenti in Puglia. Infatti, esso giunge a maturazione intorno alla fine di agosto.
Diversi sono i luoghi in cui viene coltivato e diverse sono le tipologie di affinamento che producono vini di Puglia differenti tra loro ma con note e caratteristiche univoche: il colore rosso intenso con riflessi violacei, al naso i profumi di piccoli frutti rossi e un distinto odore di prugna e altre spezie.
La famiglia Varvaglione, dalla sua, ha fatto di questa varietà il suo vino bandiera nel mondo. Le diverse tipologie prodotte riflettono le varie zone e i metodi di affinamento, ma tutte hanno in comune delle caratteristiche uniche e speciali, nonché il tocco Varvaglione. Saranno argomento della rubrica “Le varie espressioni del Primitivo Pugliese”, offrendo un modo per conoscerle e distinguerle per abbinarle a piatti della tradizione Pugliese e non solo…